mercoledì 15 ottobre 2014

Intervista: Valentino Eugeni e "La voce di Nero"


Ebbene, oggi si cambia, con un post diverso. Mi avventuro anch'io nel tentativo di creare un post-intervista per un mio amico e scrittore, Valentino Eugeni. Ma lascio a lui la parola, per presentarsi e parlarci del suo ultimo lavoro, La Voce di Nero.
Pronti? Via!




Innanzi tutto, parlaci un po' di te. Chi sei, cosa fai nella vita e quali sono i tuoi hobby?


Mi trovo sempre in grossa difficoltà nel parlare di me. Sono un informatico eclettico, troppo curioso, e poco razionale. Sono cresciuto in mezzo ai computer, per via di mio fratello, e mi sono appassionato per anni allo sviluppo di videogiochi. Poi sono approdato nell’industria del gestionale e mi annoio a morte.
Mi dedico ai giochi di ruolo, al cosplay (nonostante la veneranda età, sono del 1975), ho dipinto, imparato la chitarra (nota bene: non a suonare). Mi sono dedicato allo studio del giapponese, alla realizzazione di diorami e modellini di case e castelli. Vivo in una sorta di brodo primordiale, con tre gatte che chiamo “le mie figlie pelose”.


Quando, per la prima volta, hai desiderato essere uno scrittore?


Il desiderio nacque ormai molti anni fa, credo fossi quattordicenne o giù di lì. Leggevo all’epoca i romanzi ispirati a Dungeons&Dragons, tipo “La sfida dei gemelli”, “Huma” e similari.
Iniziai a buttare giù delle storie - dei polpettoni illeggibili - che dovevano essere parodie per far ridere i miei amici. Poi, in realtà, mi appassionai all’invenzione di storie e cominciai a scrivere “davvero”. Non avendo una preparazione letteraria vera e propria fu un processo lungo e faticoso ma anche molto divertente.
Se ripenso adesso a quanto scritto mi fa un po’ tenerezza, mi piaceva molto “scrivermi addosso”, come si dice.

Introduci "La Voce di Nero".


“Ecco a voi, per la gioia di grandi e piccini, La voce di Nero”. ^_^
Ok, ok, torno serio. La voce di Nero è un romanzo sull’uomo. Può sembrare strano dato che si tratta di un romanzo fantasy, per essere precisi uno Urban Fantasy, e un thriller se vogliamo. È un gioco di scacchi tra due antagonisti, che vivono di vendetta, e travolgono e stritolano chiunque si trovi tra loro. È un romanzo sul dolore, sulla perdita, e sul significato dell’essere “umani” visto attraverso gli occhi di chi è considerato alla stregua di un animale. Sto parlando ovviamente dei Notturni.
Chi sono i notturni? Beh, leggete il libro…


Come è nata questa tua opera?


La primissima idea del romanzo mi è apparsa in mente pensando alla scena finale (che non rivelerò nemmeno sotto tortura!). Ero in macchina e stavo ascoltando un brano di Mike Oldfield, “Flowers of the forest” dall’album Voyager. Un brano orchestrale, con cornamuse, molto epico, che mi aveva ispirato grande sofferenza interiore; una pena così immensa da divenire il pieno d’orchestra nel cuore del protagonista. Da lì ho cominciato a guardare a ritroso nel tempo per vedere come ci è arrivato, e la storia si è praticamente scritta da sola. Quando arriverete all’ultimissimo capitolo, prima di leggerlo, mettete su il brano e poi mi saprete dire…


Per quanto tempo l'hai fatta crescere prima di considerarla finita?

Il libro ha avuto una gestazione decisamente lunga, anni, dalla sua prima stesura. Lo scrissi, poi lo abbandonai preso da altre storie, altre faccende. Poi l’ho ripreso, riletto, tagliato, cesellato, ampliato e così via. Alcuni personaggi sono scomparsi, altri si sono arricchiti. La parte più dura è stata la coerenza degli eventi e degli spostamenti. La vicenda si svolge in Bretagna, in sole due notti, e i protagonisti si spostano in continuazione e volevo che fosse perfettamente credibile. 


Perché hai voluto pubblicare questo volume?

Bella domanda. ^_^. Per me è stata una forzatura terribile decidere che il romanzo era completo e pubblicabile. Probabilmente sono un insicuro con la scusante del perfezionismo. 

Scegli una frase del tuo libro e parlacene. 


“E all’orizzonte di quel vasto nulla, la rabbia brillava attraente come un faro.”
Credo sia la frase che più descrive il protagonista, un uomo che sta annegando nel nulla e che non ha altro appiglio, per lenire i suoi sensi di colpa, se non quello di sfogare la rabbia che l’essere impotente dinanzi a certi eventi gli aveva procurato. Sono sempre stato affascinato dalla “bestia interiore”, quell’aspetto ferino dell’animo che brama distruzione solo perché non ha strumenti per gestire la propria “umanità”.


Se dovessi descrivere "La Voce di Nero" in 5 parole, quali useresti? Perché?


Notturno, passionale, ingiusto, insopportabile e malinconico.

Notturno perché si svolge quasi completamente di notte, su strade lunghe e buie, e poi perché i protagonisti sono “i notturni”, gli “altri uomini” che vivono sul nostro pianeta.

Passionale perché ogni cosa che accade nel romanzo è scatenata da una forte passione sia esso un illimitato amore, o odio inarrestabile.

Ingiusto… direi troppo spiegando questo… ;)

Insopportabile perché tutto quello che provano i protagonisti e gli antagonisti rasenta i limiti dell’anima. Le loro emozioni diventano così dense e grevi da divenire un peso troppo grande, eppure sono costretti a conviverci e a trascinarle giorno dopo giorno.
Malinconico perché ogni volta che ci si trova davanti ai ricordi dei protagonisti, questi sono avvolti dalla dolcezza del passato che rende tutto più bello, come un paesaggio urbano quando cade la neve.

Sbottoniamoci un po'... Cosa ti rappresenta di più all'interno di questa storia?


Il cappotto nero.
Perché? Beh, è il mio emblema da sempre. Il protagonista lo indossa come un sudario, un mantello che lo nasconde al mondo, lo copre come nebbia, lo rende visibile ma evanescente al tempo stesso. 

Quale significato ha essa per te?


Il cappotto? O la storia? ^_^
Per me la storia rappresenta l’amore vero che è quello che si può leggere tra le righe: quello che ci rende vivi è la capacità, a volte folle, a volte devastante, di amare. È una prerogativa talmente fondamentale che, una volta rimossa, o persa, o dimenticata, rende l’uomo così instabile da divenire qualcosa di non gestibile, un’entità fuori dalla società e dalla normalità.


C'è un messaggio particolare che vorresti i tuoi lettori recepissero?


Sì, che il dolore è dolore per qualsiasi creatura. Che non importa essere umani o non umani, o animali, la sofferenza ci unisce tutti e per questo ogni creatura vivente merita rispetto. La tortura non è mai giustificata né nel nome di ideologie, né in nome della scienza o della religione. Quanti soprusi sono stati commessi solo perché il “diverso” non era considerato “umano” e quindi non meritevole di diritti?


Cosa ritieni renda speciale questo romanzo?


La sua disumana umanità, se mi permetti un gioco di parole, da un punto di vista narrativo. Da un punto di vista, invece, puramente tecnico direi che è la combinazione di due linee temporali: una al presente e che prosegue nel tempo e una al passato che però procede a ritroso fino all’epilogo mostrando scene, pensieri e ricordi così come appaiono nelle menti dei protagonisti.


A che pubblico ti rivolgi?


A tutti coloro che amano vivere emozioni e lasciarsi coinvolgere. A chi ama assaporare l’azione e il fantastico ma anche riflettere, convivere con personaggi a tutto tondo e non degli stereotipi. A chi sa che l’uomo non è mai una sfera liscia, ma un diamante dalle mille sfaccettature.
Il resto, razza, genere ed età, sono solo dettagli.


Hai pubblicato altri libri o racconti? Vuoi parlarcene brevemente?

Ho pubblicato una raccolta di racconti fantasy, intitolata “Ballate di Ferro e di Fuoco”, un paio di miei racconti sono finiti in altrettante antologie (“Dio è l’effetto farfalla” nella raccolta Time Warp e “7200 secondi” nella raccolta Macchine di Limana Umanita), e sono arrivato tra i primi cinque al concorso Crysalide Mondadori nella sezione fantasy con il racconto “E Parthan ci lasciò vivere…”


Quali progetti letterari prevedi in futuro?


Sto lavorando parallelamente a tre diversi romanzi: una detective story a sfondo esoterico, un romanzo molto “bizarre” che definirei “Toy Story in acido”, e un romanzo, stavolta fantasy, dove vediamo tornare in azione il Parthan sopra citato.
Per il resto chi può dirlo? Io non pianifico mai, non so cosa vado a scrivere finché non inizio a scriverlo e non so dove andrò a parare finché non arrivo alla fine.


Invece noi siamo arrivati alla fine del post e vi lascio con i link dove potrete acquistare il suo volume in formato cartaceo oppure ebook. Ricordando comunque che lo potrete ordinare nei store online (ibs, amazon, ecc...)!
Grazie Valentino di aver risposto alle mie domande!



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