venerdì 17 febbraio 2017

Il Clan - Pablo Trapero





Il Clan è una pellicola del 2015 che si appresta ad un compito difficile: testimoniare la storia vera di un’intera famiglia, partecipe di fatti noti con il nome di “il caso Puccio”, inserendola concretamente nel suo contesto storico, senza dare giudizi o esprimere condanne. Diventa una cronaca senza pretese, con poco di romanzato, che cerca di trascinarci al suo interno, allo stesso tempo consapevoli ed inconsapevoli. Non è un servizio al telegiornale, ma scene di vita quotidiana che si susseguono con chiarezza ed inesorabilità. Ci fa sentire un po’ come i figli di Arquimèdes Puccio, uno dei protagonisti principali, in parte testimoni e in parte complici delle azioni del padre.
Il film è ambientato in Argentina, a San Isidro, e ricopre gli anni dal 1982 al 1985. Sono questi anni importanti per il Paese, periodo di grandi cambiamenti, in cui termina la dittatura e vi è un orientamento alla democrazia. Si tratta del momento in cui si conclude la guerra e viene pubblicato il rapporto “Nunca màs”, che denuncia i terrificanti casi dei Desaparecidos e proclama che “mai più” l’Argentina percorra gli orribili sentieri che ha calpestato. Ed è proprio così che comincia la storia proposta, con alcune registrazioni storiche dell’epoca che scandiscono il tempo, che riportano la realtà di quei momenti, senza concedere il lusso di pensare che possa trattarsi della fantasia del regista. Saranno inoltre questi essenziali e ben calibrati discorsi pubblici, tenuti da politici e militari, ad orientare noi spettatori, ad aiutarci a dare un senso (paradossale) a ciò che vediamo e anche un mezzo che ci può suggerire possibili chiavi di lettura. Si proseguirà poi con una scena in media res, segnata da un’azione confusa e confondente, che solo in seguito arriverà a spiegarci gradualmente, tramite un lungo ed ordinato flashback, la situazione e l’inesorabile verità.
La famiglia Puccio è numerosa, costituita dal padre Arquímedes, dalla madre Epifanía e da cinque figli, cioè Alejandro detto Alex, Silvia, Daniel detto Maguilla, Guillermo e Adriana. Sono conosciuti come gente per bene, con un lavoro rispettabile. Le età dei figli sono le più disparate, fino ad arrivare ai due più piccoli, appena ragazzini. In particolare, Alex è il maggiore dei fratelli ed è apprezzato e famoso non solo nel quartiere. Ha molti amici e viene stimato grazie alla sua fama di ottimo giocatore di rugby. Qui emerge il primo fattore che può rivelarsi importante per interpretare ciò che segue: l’ambizione.
Alex è un giovane ambizioso, e questo aspetto viene incoraggiato dal padre. Arquímedes stesso è ambizioso, deciso, orgoglioso e sicuro di sé. Un uomo decisamente autoritario, sia in casa che fuori, senza dubbi su cosa deve fare e come farlo. Una persona che “per il bene dei suoi cari” riesce ad ottenere quel che vuole, a gestire e manovrare l’intero nucleo famigliare, e che esercita un’enorme influenza su Alex. Si può dire che loro due in particolare siano i veri protagonisti della vicenda. Sono le due facce della stessa medaglia e al contempo danno l’idea di essere due estremi opposti, con nulla in comune. Sono i tasselli fondamentali, i due piatti della bilancia che portano lo spettatore da un’iniziale ingenuità ed innocenza ad un finale assai diverso. Sono la chiave del doppio aspetto, della doppia vita, che percorre tutta la trama: macrocosmo e microcosmo, ciò che sembra all’apparenza e ciò che è realmente, quello che dovrebbe essere e come invece è. Come l’Argentina vuole farsi vedere al mondo, nonostante i ritardi nei cambiamenti al suo interno; come una famiglia viene conosciuta e amata, però si riveli invece ricca di segreti e macchinazioni; come due persone appaiano degne del massimo rispetto, eppure riescano ad utilizzare questo loro pregio per scopi illeciti.
Alejandro non è però una semplice pedina o l’ombra del padre. Sempre più frequentemente emergerà una lotta, interna a sé ed al nucleo famigliare, che verrà a scontrarsi con la fedeltà al padre, con la volontà di avere una propria vita e l’ineluttabilità di destini già tracciati, fosse scavate con le proprie mani e la lampante verità: se uno solo di loro crolla, tutti loro crolleranno.
Saranno i turbamenti di Alex e le sue azioni, in particolare verso la fine, a dirci qualcosa. Ma ancora, non ci permetteranno di giudicare. Il carico morale si scontra con le responsabilità del singolo, che viene alleggerita dall’autorità paterna. Ci sarà quindi concessa solo una domanda: noi, davvero, cosa avremmo fatto?

Nessun commento:

Posta un commento