lunedì 16 gennaio 2017

Veloce come il Vento - Matteo Rovere



Mettetevi comodi ed allacciate le cinture di sicurezza. “Veloce come il vento” (o internazionalmente conosciuto con "Italian Race") porta rispetto al suo nome e parte senza esitare, nel bel mezzo della scena, portandoci da lì a poco al primo e netto sconvolgimento della storia. Non usa nessuna gentilezza, sebbene in diversi momenti sappia strappare un sorriso e trasmetterci una gloriosa ebbrezza, pitturandosi esso stesso con la durezza del mondo delle corse, di cui ci darà sempre maggior assaggio.
Nostro Signore del sangue che corre nel buio delle vene, reggi il mio braccio sul volante, regola la forza dei miei piedi sull’acceleratore e freno, proteggimi e fa che niente mi accada.
Sono queste le parole più dolci che probabilmente sentiremo durante lo svolgersi della vicenda. Fanno parte di una bella ed intensa preghiera, e ci cullano qualche istante mentre già tutto accade e cambia. La giovane Giulia De Martino, 17 anni, sta partecipando alla sua prima gara, la prima corsa del campionato italiano GT. Ma nel giro di pochi minuti esce di pista, perdendo non solo l’occasione ma anche il padre, che in quel momento avrà un infarto.
Sarà la morte dell’uomo ad essere il pretesto per il ritorno di Loris, fratello maggiore della ragazza che se ne era andato di casa 10 anni prima. Questa figura in particolare è la chiave di lettura principale della pellicola: il personaggio (oltre che la storia) è liberamente ispirato alla figura di Carlo Capone, pilota italiano di rally dalla vita travagliata. E travagliata è anche l’esistenza di Loris, tossicodipendente senza nulla se non l’amore di Annarella, giovane donna che come lui è alle prese con la dipendenza. Ex pilota, conosciuto come “il Ballerino” per la sua spericolatezza, aveva lasciato la propria vita alle spalle a causa di un incidente in pista, sul quale non verrà però fatta chiarezza per lo spettatore.
È interessante come i motori siano allo stesso tempo protagonisti e sfondo della trama, alternandosi in un elegante equilibrio con altre tematiche, tutte affrontate a pieno petto senza però appesantire il film. Anzi, proprio per questa sua caratteristica si posiziona bene, in quanto pellicola, come anello di congiunzione tra un appassionato di corse e uno spettatore semplicemente curioso, ma che possa avere maggiore interesse riguardo alle questioni sociali, risultando piacevole ad entrambi. Il film non avanza pretese, mostrando apertamente e con semplicità ciò di cui ci vuole parlare.
Le altre tematiche che possiamo trovare riguardano innanzitutto la famiglia, dato che quella dei protagonisti è distrutta e sgangherata, senza genitori e senza unità, che se vuole sopravvivere deve trovare un equilibrio nuovo e stabile.
Al secondo posto, si colloca la dipendenza da droga, a causa della quale si svolgeranno le scene più decisive ed importanti, poiché ogni azione ha le sue conseguenze. E la maggior parte di quelle collegate alla droga sono negative.
Ancora, importante è il contrasto tra dovere e piacere, condito dal rischio e dalla paura. Nella vita o al volante, Giulia e Loris sono opposti e sempre più necessaria sarà la presenza reciproca. Bisogna saper rischiare e al contempo prendersi le proprie responsabilità, questo ci dicono, insegnandoselo vicendevolmente. Non si può rimanere bloccati nel presente o nel passato. Va presa in mano la propria vita per tornare in carreggiata. Non sempre è bene prendersi dei rischi, ma quando lo si fa, i risultati sanno appagare.
"Non affrontare ogni curva come se fosse l'ultima, perché dietro ce ne sarà sempre un'altra! Non pensare alla curva che hai davanti, ma a quella che ancora non vedi!"
Ricordiamo queste parole, ribadite più volte a Giulia, come verità valida anche per percorrere una vita piena, che sappia portarci al nostro personale primo posto.

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