lunedì 1 aprile 2013

La favola vista dal principe

Signori e signore, re e regine, dame e messeri...
Torno con i piedi per terra. ;)
In questo post vi metterò il video del "reading" (e il testo) di questa favola alternativa, scritta da me, che mi ha permesso di arrivare tra i 7 finalisti (su 64! Felicità!) all'Ateneo dei Racconti, concorso indetto dall'Università di Trento.
Quella buffa figura sul palco che legge e gesticola con scarso successo, sono io. Eheheh!
Spero vi diverterete lo stesso. 





“Principe, principe! E’ or ora giunto un comunicato! Sir Filippo è appena stato divorato dal drago! Era l’unico che era arrivato fino all’entrata del castello!”.
Il principe Ettore sospirò sconsolato. Era il classico ragazzo biondo con gli occhi azzurri, avvenente. Il perfetto principe azzurro (anche se lui vestiva di verde e bianco). Certo, voleva far vedere la sua abilità, voleva farsi valere e voleva trovare il vero amore… Ma doveva proprio andarlo a cercare dentro un castello decadente?
Sì, insomma, parliamone: andare a salvare una bellissima principessa gli andava bene (che poi, che fosse realmente bellissima non poteva saperlo finché non l’avesse vista), ma c’era da contare che quella poveretta era colpita qualche orribile maledizione, abbandonata a sé stessa in un’altissima torre (e qui si chiedeva, come fa ad essere ancora viva? Non mangia mai? E se anche dormisse un sonno magico, ha la pelle antideterioramento?), bloccata lì da un drago ed un lago di lava… e la strada per raggiungerla era assurdamente impervia! Nessuno tornava, il suo amico d’infanzia era appena morto... e ora toccava a lui partire.
Ma altri dubbi lo assillavano: i genitori della ragazza, come accidenti ce l’avevano portata? Non si poteva chiedere loro di andarla a riprendere e poi lui l’avrebbe baciata? Non era difficile pensarci! Ma non si poteva tirare indietro: avrebbe perso l’occasione della sua vita.
“Grazie Gregorio… Ora mi preparo”.
Uscì sulla terrazza della propria camera e osservò la sua terra. Respirò a fondo e cercò di prepararsi psicologicamente al viaggio, riportando alla memoria gli insegnamenti ricevuti: se l’amore è con te, il destino vi unirà… altrimenti perirai nell’impresa.
Ma col cavolo, pensò lui, e se io avessi altri progetti nella mia vita? No, se vedo che sono in difficoltà, me la defilo! Ma poi ne risentirebbe il mio onore… Va bene, scapperò, mi ferirò e tornerò talmente malconcio che nessuno oserà dire nulla!
Sorrise soddisfatto. Quella principessa avrebbe perfettamente potuto aspettare il principe dopo di lui, senza che lui per primo ci rimettesse la pelle. Uno in più o uno in meno che differenza le avrebbe fatto?
Si vestì elegantemente com’era tradizione (e mentre lo faceva, si chiese ancora: ma se devo affrontare mille imprese, non sarebbe più conveniente qualcosa di comodo?) ed indossò l’armatura che era appartenuta a suo padre.
Accidenti, ci navigo dentro!, notò guardandosi. La tolse ed andò a mettere la sua.
Preparò una sacca di medie dimensioni con un buon numero di provviste, piccole armi e qualche oggetto utile se si fosse accampato. Si avvolse nel mantello con il cappuccio e scese dalle sue stanze fino al giardino, sacca in spalle, seguito da Gregorio.
“Il mio bianco stallone?”
“Li abbiamo finiti, signore…”
Lo guardò interdetto. Ah, beh, effettivamente tutti i principi del regno prima di lui erano partiti su un bianco stallone. Allora prese un normale cavallo da guerra, con il pelo corto e pezzato.
Partì per il suo viaggio. Subito girò un po’ in tondo, non sapeva bene dove andare. Alla fine, notò il cartello che indicava la direzione del vecchio castello e vi si diresse.
Cavalcò tutto il giorno senza sosta, attraversando boschi e villaggi del proprio regno, ma appena calò la notte si arrestò.
Non ho intenzione di viaggiare giorno e notte come tutti, rifletté, sennò quando arrivo sono stanco morto e soprattutto mi vengono i reumatismi!
Legò il cavallo ad un albero e si sdraiò lì vicino, dormendo tranquillo per tutta la notte. La mattina dopo, ripartì ed il programma del giorno prima si ripeté per una settimana. All’ottavo giorno, arrivò all’inizio del deserto. Non vi era nulla che potesse segnare la strada. Se vi fosse entrato, si sarebbe sicuramente perso.
Ma scusa, rimuginò tra sé, il deserto non è infinito… Qui inizia e da qualche parte dovrà pur finire! Lo girerò seguendo i confini, no? Sarà più lungo, ma meno pericoloso!
Così diresse il cavallo verso destra e lo fece ripartire al galoppo. Dopo appena un’ora, trovò effettivamente la fine del deserto. Con sua sorpresa, vide un bel sentiero appena un po’ più in là, che continuava apparentemente per tutta la lunghezza del deserto, in parallelo ad esso, subito prima di una foresta. Lo percorse, mettendoci due giorni, sempre fermandosi per la notte, ed al terzo si ritrovò in un villaggio vivace.
Ma… dove sono?, si chiese.
Scese dal cavallo e si avvicinò ad una vecchietta che filava sulla porta di casa.
“Mi scusi signora… Sono il principe Ettore. Mi domandavo dove sono! Devo andare fino al castello dove è rinchiusa la principessa, come lo posso raggiungere da qui?”.
L’anziana signora cominciò a ridere e si sporse dentro l’abitazione.
“Mella! Vieni qui! Finalmente è arrivato un principe intelligente!”.
Cercando di contenersi, si rivolse a lui, che la fissava infastidito.
“Mi scusi, Mio Signore, ma deve sapere che Lei è il primo che giunge dal sentiero! Gli altri attraversavano il lungo deserto, ma ovviamente quasi nessuno ne usciva vivo! Poi tutti quelli che ce la facevano proseguivano per il sentiero dei burroni, cercando di guadare la zona dei torrenti, inoltrandosi nella palude e, se riuscivano, inerpicandosi sulla montagna! Pace all’anima loro, ma nessuno è arrivato in fondo! Solo un giovanotto un paio di settimane fa, del quale però, una volta entrato nel tunnel del drago, è rimasta solo metà armatura annerita, gettata giù dal mostro perché non commestibile!”.
“Ma come… non è quella la strada che va fatta per arrivare al castello?”, domandò Ettore, spiazzato.
Una signora di mezza età uscì dall’abitazione e gli sorrise con dolcezza sentendo la sua domanda, mentre l’altra si rimetteva a ridere. Gli fece segno di seguirla.
“E’ una strada”, disse l’ultima arrivata, “ma non l’unica! E’ solamente la più pericolosa!”.
Lui la seguì in silenzio, sbalordito. La donna lo condusse fino alla periferia del villaggio, verso est. Lì vi era un altro sentiero, che procedeva in pianura.
“Guardi, Le basta seguire sempre questa via! Corre parallela alla zona dei burroni e finisce su un grande ponte che attraversa l’impetuoso fiume, formato dall’unione dei torrenti! Al dì là di esso, la strada prosegue, completamente bonificata, ma comunque occhio alle zanzare che sono fameliche, e termina alle grandi scalinate delle fortezze montane! Ci impiegherà la metà del tempo, oltre ad essere in completa sicurezza! Buon viaggio!”.
La donna gli sorrise ancora e se ne andò. Lui la guardò allontanarsi e rimase lì, cercando di capire. Esisteva veramente la strada alternativa? Gli sarebbe rimasto solo il drago da affrontare? Sarebbe stato fantastico!
Decise di fidarsi e ripartì.
 Cavalcò per appena un’altra settimana, con l’unico fastidio delle zanzare e del cibo che cominciava a scarseggiare, giungendo senza intoppi alle Grandi Scalinate. Vi erano le fortezze militari istituite per proteggersi da attacchi da parte del regno al di là della montagna. Quando arrivò, gli si dimostrarono tutti cortesi, riempiendogli addirittura la sacca con nuove provviste. Gli chiesero addirittura di sostare un po’ con loro, era una rarità che qualcuno di tanto importante passasse in quella zona. Lui ringraziò ma disse di no.
“Mi dispiace, devo trovare un sentiero per salire sulla montagna ed andare a salvare la principessa!”.
Dopo un attimo di silenzio, le quattro guardie che lo avevano accolto cominciarono a ridere come la vecchietta. Ettore si sentì terribilmente preso in giro.
“Che avete?”.
“Scusi principe”, cominciò il più anziano dei quattro, “ma non Le serve un sentiero. Basta che saliate le scale nella roccia fino alla fortezza centrale, vede, quella lì a metà montagna. Può salire a cavallo, per sera Vi arrivate. Da lì, Vi fate issare nel cesto delle provviste della principessa  e Vi solleveranno fino alla fortezza sulla vetta!”.
“Nel cesto delle provviste della principessa…? Fortezza sulla vetta? Ma lei non è in un castello decadente sorvegliato da un drago e tutt’attorno un lago di lava ribollente?”.
Cercando di trattenersi dal ridere nuovamente, l’uomo di prima continuò:
“Assolutamente no! E’ nell’ultima fortezza! Siamo noi Guardie Basse, con cambio di turni con le Guardie Alte, che la sorvegliamo, impedendole di scendere! E che la portiamo nel tunnel ogni sera!”.
“Nel tunnel? Ma non è dove abita il drago? Perché le impedite di scendere?”.
“No signore, è ella stessa il drago! Il lago di lava l’ha formato lei al centro del tunnel, dalla rabbia! Ve la portiamo prima che si trasformi e ve la leghiamo, poiché la maledizione la fa divenire incontrollata! Il tunnel è fatto apposta per essere piccolo alle entrate e alle uscite, così se anche rompesse le catene non potrebbe scappare e distruggere il regno in un’ondata di pazzia”, aggiunse un altro degli uomini, sorridendo.
Lui li fissò quasi spaventato. Doveva salvare la principessa… da sé stessa? Come fai a non farti ammazzare dal drago se non puoi ucciderlo perché è proprio chi devi salvare? Gli altri ridacchiarono vedendo la sua espressione.
“Non si preoccupi”, ricominciò il primo, “se alloggia la notte alla fortezza centrale, arriverà da lei in tarda mattinata e non ci sarà nessun problema! La maledizione ha effetto solo di notte”.
Ettore annuì. Ok, c’era qualcosa che non tornava. Ma perché non dare loro retta? Al massimo sarebbe tornato indietro a mani vuote. Li ringraziò della compagnia e delle informazioni e, rimontato a cavallo, s’avviò per le scalinate. A sera arrivò alla fortezza centrale e lì spiegò alla guardia del portone che voleva alloggiare lì la notte e la mattina dopo farsi issare fino alla fortezza alta per andare a salvare la ragazza. La guardia annuì con un sorriso.
“Finalmente! Quella fanciulla era ormai inconsolabile! Soprattutto dopo che ha mangiato l’ultimo arrivato!”.
Ettore rabbrividì, ma cercò di non darlo a vedere. Dormì lì, dopo essersi ristorato con un bagno caldo ed una cena abbondante, ed appena fu mattina salì nel grosso cesto senza destriero, facendosi sollevare. Quando ne uscì, si guardò attorno. C’era effettivamente un’altissima torre. Chiese alla guardia che si occupava della carrucola dove fosse la principessa.
“Eccola, sta arrivando, sono appena andati a riprenderla dal tunnel”.
Capperi, ma allora è vero, dicono tutti la stessa cosa!, pensò un po’ allarmato. Ma ogni sconcerto, dubbio, paura o altro sparirono quando si voltò e la vide arrivare. C’erano con lei una balia e due guardie. Lei indossava una comoda veste dorata e ambrata. I suoi capelli, con un taglio appena più lungo di uno a caschetto, erano marroni con sfumature rosse e i suoi occhi di un blu intenso.
Era veramente una bellissima ragazza, chiaramente focosa e con qualcosa di selvaggio ed animalesco del drago nello sguardo e nel portamento. Ma gli piacque subito.
Lei lo guardò e si bloccò. Si fissarono per qualche momento in estasi, vittime di un colpo di fulmine. Poi lei gli fu praticamente addosso, con un travolgente, caldo e passionale bacio, ma d’amore. Lui ricambiò, sopportando una dolorosissima scossa magica dalla lingua alla punta dei piedi, che non risparmiò dal male nessun punto. Si allontanò stordito, mentre la ragazza sveniva, presa al volo dalle guardie. La principessa riaprì gli occhi quasi subito e la balia si avvicinò. Ettore si accorse solo allora che era la fata madrina di lei.
“Bene si è rotto l’incantesimo, ma non serviva il bacio! Se mi davate un momento avrei potuto spezzare l’incantesimo usando l’innamoramento della principessa Cecilia”.
La fissarono entrambi, lei con gli occhi sbarrati dalla sorpresa, lui ancora dolorante e furioso. Però poi la gioia di Cecilia esplose.
“Sì, evviva!! Finalmente sono libera!! Posso tornare a casa!!”.
Si rivolse verso Ettore con un sorriso.
“Grazie!”.
Gli si appese al collo e lo baciò di nuovo. E questa volta andò decisamente meglio. In fretta e furia, lei si fece portare i suoi oggetti personali, mentre il principe meditava sulla situazione.
Non ho fatto nulla di valoroso… me la lasceranno sposare lo stesso? Dato che tutti sembrano sapere che si può arrivare qui senza rischio…
Fu proprio in quel momento che la fata gli si accostò e lo osservò.
“Allora… ti devo dare un aspetto credibile…”.
“Come?”.
“Certo, non vorrai tornare indietro senza nessuna prova momentanea della tua fatica, no?”.
Non ebbe il tempo di ribattere che la donna con i suoi poteri gli creò un paio di ammaccature sull’armatura, gli sbrindellò l’orlo del mantello e fece uno strappo sui pantaloni, con un taglio poco profondo alla stessa altezza sulla gamba, ma per nulla doloroso.
“Ecco! Ora puoi vantarti delle tue imprese!”.
Lui rimase immobile, occhi e bocca spalancati d’incredulità. Non poté impedirsi di ridere. La principessa, già pronta per la partenza, lo prese per un braccio e lo trascinò via.
Nel giro di tre settimane, furono al castello di lui, dove fu ricoperto di onori e gloria, e venne celebrato il loro matrimonio.
Ai posteri venne narrato come il valoroso e giovane principe affrontò sul suo bianco destriero mille e più avversità, viaggiando ininterrottamente giorno e notte, sconfiggendo senza difficoltà il drago e salvando la principessa da un orribile destino di sonno eterno grazie ad un dolcissimo primo bacio di vero amore.
Quelli che sapevano la verità vennero pagati per il loro silenzio e per essere i più fervidi sostenitori di quelle storie d’avventura, e vissero tutti per sempre felici e contenti.

8 commenti:

  1. Complimenti per il concorso!
    La fiaba è davvero divertente e mi è piaciuta la tua interpretazione! Bravissima!

    P.S. Io gesticolo molto più di te, quando leggo! Ahahah!

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    1. Grazie Romina! Mi auguro solo di non averti fatto pietà! XD

      P.S. Hahaha, bene! ;) Forse allora mi sarebbe servito! ;)

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    2. Se non mi fosse piaciuto, me ne sarei stata zitta e te ne avrei parlato in privato. Non è mia abitudine mentire!

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    3. Sei veramente dolcissima. Grazie mille!

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  2. Maledette zanzare... zanzare ovunque! Povero principe!
    Molto simpatica la tua fiaba, l'hai anche raccontata bene. Ti faccio anch'io i miei complimenti per il concorso.

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    1. Grazie mille Salomon! :)
      Comunque già... le zanzare son fameliche! ;)

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  3. Maria!!! Mi sono letta la tua favola e sono rimasta sorpresa, a parte che sei una mattacchiona e mi stai simpatica, quell'allegra danzetta mi è piaciuta molto! Non ho seguito tutto il video,mi perdonerai, non ho abbastanza tempo :D Mi è piaciuta molto la parte centrale della tua storia che il principe deve salvare la principessa da stessa e il suo lato selvaggio, che in realtà deve solo domare, ma mantenerlo ben integro! E' quello che infine ci salva dalle trappole! Brava!!! :D

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